Galatea, figlia di Nereo e Doride, è una divinità marina amata dal Ciclope Polifemo.
Tuttavia Galatea, non corrisponde questo amore, in quanto ama il bellissimo Aci, pastore figlio di Pan e della Ninfa Simeto.
Un giorno Polifemo, sedutosi sulla cima di un colle, decide di suonare il flauto in onore della sua amata.
Da li, scorge Aci e Galatea che si scambiano tenere effusioni e accecato dalla gelosia, scaglia con forza un enorme sasso sul pastore uccidendolo.
Così Galatea, trasforma il sangue dell’amato in un fiume, rendendolo così una divinità.
L’episodio di Galatea, è stato soggetto frequente nelle rappresentazioni iconografiche del XVI e XVII secolo.
Il più famoso, è senza ombra di dubbio, quello di Raffaello Sanzio a Villa Farnesina.
Qui, Galatea, cavalca il suo carro a forma di conchiglia ed è portata in trionfo al suono
della buccina e delle trombe.
Il suo corteo è formato da Nereidi e Tritoni, quest’ultimi sono creature per metà umane e metà animali, allegoria della condizione dell’uomo, a metà strada fra la sua natura terrena e quella divina.
Gli amorini alati in alto, muniti di arco e frecce, non sono bendati, alludendo così all’amore divino cui tende Galatea.
Infatti, è rappresentato Polifemo che suona il flauto, i due amanti e Aci colpito dal masso.
Con questo mio post, voglio ringraziare e salutare i miei cari amici Antonella e Maurizio.