Cartella d'arte 2021
Questo lavoro, nasce dall’interesse nei miei riguardi
verso la storia delle Tavole Eugubine site nella mia città natale Gubbio presso
il Museo Civico del Palazzo dei Consoli. Ritrovate intorno al 1440,
probabilmente durante gli scavi nella parte bassa della città ovvero quella
romana, esse sono databili tra il III e II sec. a.C. Le tavole bronzee di
misure diverse, sono in totale 7 e sono incise, alcune anche sul retro,
nell’antica lingua umbra con caratteri umbri ed etruschi, entrambi sinistrorsi
e in latino.
Queste antiche tavole, rimandano alla città-stato di Ikuvium, il più importante centro religioso per l’antico popolo degli umbri. Protetta da una cinta muraria di cui ancora ne rimane buona parte, questa si estende dall’attuale complesso di San Marziale (probabilmente la Porta Vehia citata in esse) e la zona di Santa Croce (Porta Trebulana); a circa metà di questo percorso, vi sono ancora i resti sotteranei di Porta Tessenaca.
Chiamata Ikuvium dagli umbri, la città prese il nome di Iguvium nel 295 a.c. quando si alleò con Roma. Le tavole Eugubine sono l’unica fonte per lo studio di questo antico popolo, della sua lingua e delle sue pratiche religiose. Le incisioni in esse contenute, riportano delle pratiche sacerdotali officiate dai Frates Atiedii, i quali avevano probabilmente anche un ruolo politico all’interno della comunità. Davanti e dietro le tre Porte Sacre della città, venivano svolte le cerimonie di lustrazione e di espiazione, sacrifici animali, preparazione e consumazione di cibi in onore di Giove Padre (Fisio che garantisce il patto sociale), Marte (dio della natura e della guerra) e Uofiono (dio della stirpe). Tali divinazioni sono da intendere come azioni dell’uomo nei suoi aspetti sociali e rituali. Nel corso degli ultimi anni, è stato richiesto con forza e partecipazione dalle istituzioni locali, di inserire le Tavole Eugubine nel patrimonio dell’Unesco, proprio per la loro immensa importanza linguistica e culturale. Di grande stimolo per questo lavoro è stato l’alone di mistero che avvolge le Tavole Eugubine e il suo incomprensibile linguaggio per poi rivelare le pratiche ancestrali dei nostri antenati in esse contenute. I cerimoniali sono dettagliatamente descritti nella loro cruenza, interezza e sequenza, vengono elencati gli utensili adoperati, le farine e le erbe utilizzate, gli altari, le sepolture e le preghiere recitate. Volutamente, si è dunque omesso il testo che in questo caso è stato fonte di ispirazione ma soprattutto si è lavorato sulla grafia e sulla sua struttura segnica dell’alfabeto arcaico.
Partendo dunque da una lingua morta e incomprensibile ai più, piano piano questi segni hanno trovato un rinnovato vigore e un loro significato nell’immaginario, hanno conquistato un nuovo spazio e acquisito una nuova dimensione. Le illustrazioni, sono state dapprima disegnate con matita, penna, pantone, pastello a olio su cartoncino bianco, écru e nero e successivamente sono state riportate e rielaborate in digitale ricavandone delle tavole in cui i segni si sono ritrovati in un nuovo e personale moderno rituale. Ancor più entusiasmante è stato constatare l’evoluzione segnica dell’alfabeto nel corso dei secoli e il rapporto che c’è stato tra quello etrusco, umbro (XII sec. a.C.), greco e latino arcaico fino a giungere a quello che conosciamo noi.
Queste antiche tavole, rimandano alla città-stato di Ikuvium, il più importante centro religioso per l’antico popolo degli umbri. Protetta da una cinta muraria di cui ancora ne rimane buona parte, questa si estende dall’attuale complesso di San Marziale (probabilmente la Porta Vehia citata in esse) e la zona di Santa Croce (Porta Trebulana); a circa metà di questo percorso, vi sono ancora i resti sotteranei di Porta Tessenaca.
Chiamata Ikuvium dagli umbri, la città prese il nome di Iguvium nel 295 a.c. quando si alleò con Roma. Le tavole Eugubine sono l’unica fonte per lo studio di questo antico popolo, della sua lingua e delle sue pratiche religiose. Le incisioni in esse contenute, riportano delle pratiche sacerdotali officiate dai Frates Atiedii, i quali avevano probabilmente anche un ruolo politico all’interno della comunità. Davanti e dietro le tre Porte Sacre della città, venivano svolte le cerimonie di lustrazione e di espiazione, sacrifici animali, preparazione e consumazione di cibi in onore di Giove Padre (Fisio che garantisce il patto sociale), Marte (dio della natura e della guerra) e Uofiono (dio della stirpe). Tali divinazioni sono da intendere come azioni dell’uomo nei suoi aspetti sociali e rituali. Nel corso degli ultimi anni, è stato richiesto con forza e partecipazione dalle istituzioni locali, di inserire le Tavole Eugubine nel patrimonio dell’Unesco, proprio per la loro immensa importanza linguistica e culturale. Di grande stimolo per questo lavoro è stato l’alone di mistero che avvolge le Tavole Eugubine e il suo incomprensibile linguaggio per poi rivelare le pratiche ancestrali dei nostri antenati in esse contenute. I cerimoniali sono dettagliatamente descritti nella loro cruenza, interezza e sequenza, vengono elencati gli utensili adoperati, le farine e le erbe utilizzate, gli altari, le sepolture e le preghiere recitate. Volutamente, si è dunque omesso il testo che in questo caso è stato fonte di ispirazione ma soprattutto si è lavorato sulla grafia e sulla sua struttura segnica dell’alfabeto arcaico.
Partendo dunque da una lingua morta e incomprensibile ai più, piano piano questi segni hanno trovato un rinnovato vigore e un loro significato nell’immaginario, hanno conquistato un nuovo spazio e acquisito una nuova dimensione. Le illustrazioni, sono state dapprima disegnate con matita, penna, pantone, pastello a olio su cartoncino bianco, écru e nero e successivamente sono state riportate e rielaborate in digitale ricavandone delle tavole in cui i segni si sono ritrovati in un nuovo e personale moderno rituale. Ancor più entusiasmante è stato constatare l’evoluzione segnica dell’alfabeto nel corso dei secoli e il rapporto che c’è stato tra quello etrusco, umbro (XII sec. a.C.), greco e latino arcaico fino a giungere a quello che conosciamo noi.
IGUVIUM di Katia Baldelli questa Cartella d’Arte contiene tredici tavole illustrate riprodotte digitalmente per conto dell’autrice in stampe d’Arte originali su carta Digma 300 gr. L’edizione è stata pubblicata in un unico esemplare firmato e numerato 1/1 di 1/1 nel mese di maggio duemilaventuno.
Immagini della copertina e di alcune tavole
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